Per disturbo psicosomatico, fino a qualche tempo fa si intendeva una malattia organica ad eziologia sconosciuta. Più recentemente il termine veniva usato con un'accezione più ampia, fino ad includere malattie prettamente organiche in cui il fattore stress, o la componente emotiva, giocano un ruolo determinante.
Grazie alle ricerche neuroscientifiche e alla tendenza all'integrazione di modelli coerenti, per disturbo psicosomatico ora si intende un disturbo della persona nella sua complessità.
Sin dagli anni '30 del secolo scorso, secondo il modello psicocorporeo reichiano, ogni disturbo o malattia investe la persona nella sua totalità e complessità, sia negli aspetti corporei che in quelli affettivi ed emozionali, in virtù della sua fondamentale Unità Funzionale psicocorporea.
Per Wilhelm Reich la patologia, definita Biopatia, si instaura per una disfunzione della circolazione, o pulsazione, energetica della persona, originata da un funzionamento alterato del Sistema Nervoso Vegetativo nelle sue componenti del Sistema Parasimaptico e del Sistema Simpatico.
Ogni malattia è espressione del modo di funzionare della persona e della sua modalità di relazionarsi, ovvero del suo carattere. Ad esempio, una colite ulcerosa può essere l'espressione di rabbia a lungo trattenuta, oppure una manifestazione sulla pelle come la psoriasi, può esprimere una difficoltà primaria rispetto al contatto.
Il compito dello psicosomatista sarà quello di aiutare le persone a decodificare il linguaggio d'organo espresso nella malattia e aiutarle a trovare la strada a loro funzionale per esprimere le emozioni bloccate che si sono incistate nel corpo. Detto in termini reichiani, restituire la capacità pulsativa perduta nel corazzamento.
Alcuni dei disturbi psicosomatici più frequentemente trattati sono:
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